Disturbi d’Ansia
Trattamento a lungo termine del Disturbo da Panico con o senza Agorafobia.
In occasione dell’ultimo congresso della Società Italiana di Psicopatologia (Roma, febbraio 2010), e dei convegni tenutisi a Budapest (Master class in psychiatry; 3-5 giugno 2010) e a Kiev (What we can treat, what we can not treat; 10-13 giugno 2010), la dott.ssa Toni ha tenuto una relazione sul trattamento a lungo termine del Disturbo da Panico con o senza Agorafobia, focalizzando l’attenzione sui casi più complessi da gestire.
Nonostante possiamo disporre di numerosi farmaci efficaci per il trattamento del disturbo -in primis i cosiddetti Inibitori della Ricaptazione della Serotonina-, in molti studi vengono riportati dati secondo cui in una percentuale non trascurabile di soggetti la remissione non è mai completa, ma persistono attacchi di panico, seppure con frequenza molto ridotta, o alcune condotte di evitamento agorafobico o manifestazioni fobiche di altro tipo. Inoltre, secondo alcune indagini condotte dalla dott.ssa Toni in collaborazione con ricercatori dell’Università di Pisa, la percentuale di ricadute, dopo la remissione, non è un fenomeno da ignorare. Proprio per ridurre il rischio delle recidive è necessario protrarre la terapia dopo la remissione perlomeno per un anno. Una interruzione prematura potrebbe aumentare la possibilità di incorrere in nuovi attacchi ed in tutte le manifestazioni correlate. Inoltre deve essere posta particolare attenzione ad alcuni predittori di ricaduta, per migliorare la gestione del trattamento.
Disturbo da Panico nell’anziano
In occasione di un convegno tenutosi a Tirrenia (Pisa) nel mese di maggio sui Disturbi d’Ansia, il Dott. Mosti ha affrontato l’argomento spesso trascurato del Disturbo da Panico nell’anziano. Dati epidemiologici e clinici mostrano come il disturbo sia presente in percentuali non trascurabili nella popolazione anziana, dove assume caratteristiche peculiari rispetto alle altre fasce di età. In particolare, in questi casi tendono a prevalere i sintomi fisici, quali la sensazione di instabilità, le “vertigini”, i fastidi gastrointestinali. In questi casi lo psichiatra deve operare un’attenta diagnosi differenziale con i disturbi cardiovascolari ed internistici in generale. Inoltre, essendo spesso l’anziano con Disturbo da Panico affetto anche da altre patologie (cardiache, neurologiche, eccetera) e pertanto quasi invariabilmente sottoposto a terapie farmacologiche di vario tipo, l’impostazione e la gestione della terapia per il panico in questi casi richiede buone conoscenze farmacologiche per i rischi connessi con la combinazione di più farmaci appartenenti a diverse categorie.
Trattamento delle forme resistenti del Disturbo da Panico
In occasione di un convegno tenutosi a Tirrenia (Pisa) nel mese di maggio sui Disturbi d’Ansia, il Dott. Ceraudo ha tenuto una relazione sulle possibilità di trattamento delle forme di Disturbo da Panico che non rispondono alle terapie comunemente utilizzate.
Il trattamento di prima scelta viene effettuato con i cosiddetti Inibitori della Ricaptazione della Serotonina. Nei casi resistenti possono essere utilizzati i triciclici o gli IMAO, antidepressivi di vecchia generazione, molto efficaci, ma meno facili da utilizzare, soprattutto perché causano più effetti collaterali, sono tollerati meno bene e, nel caso degli IMAO, richiedono attenzioni particolari riguardo all’alimentazione e all’associazione con altri farmaci. Anche le benzodiazepine possono essere utilizzate nei casi resistenti, anche se con molta cautela perché il loro impiego si associa a fenomeni di dipendenza e quindi di astinenza. Esistono anche alcune osservazioni da parte di ricercatori e clinici che propongono l’utilizzo dei cosiddetti antipsicotici atipici nel trattamento delle forme resistenti. Queste osservazioni restano però isolate e necessitano di conferme.