Uso di sostanze
La disponibilità di sostanze psicoattive (alcol e droghe di diverso tipo) e l’uso crescente che ne viene fatto per procurarsi piacere e per auto-stimolarsi rende indispensabile che lo psichiatra allarghi le sue competenze all’ambito della tossicologia. Molti, infatti, sono i giovani che ci chiedono aiuto per gli attacchi di panico o altri disturbi di ansia, i quali bevono o usano più o meno abitualmente droghe. D’altra parte, nel disturbo bipolare e nella ciclotimia, l’utilizzazione di sostanze per provare stimoli diversi o stati di eccitazione è diventata la regola, soprattutto nei giovani.
L’uso dello stesso alcol, che pure rientra nella cultura mediterranea, come consumo regolare, moderato e durante i pasti (chi è che non mangia la pizza con la birra o la bistecca con un buon bicchiere di vino?), negli ultimi anni, soprattutto per le nuove generazioni, è divenuto una sostanza di “sballo”, viene assunto non per gusto, ma per sperimentare emozioni estreme. Nonostante l’alcol sia una sostanza legale, diffusa e socialmente accettata, come tutte le droghe o sostanze psicoattive interferisce e modula le funzioni del cervello agendo su ogni fenomeno psicologico, dalle emozioni alle percezioni, ai ricordi, all’apprendimento. Gli effetti ricercati e che si ottengono con basse dosi di alcol sono riduzione dell’ansia, euforia e disinibizione. “Con un bicchierino mi diverto di più” o “A me l’alcol rilassa” sono tipiche frasi che ci sentiamo dire quando avvertiamo i nostri pazienti dei rischi di questa sostanza.
Purtroppo, numerosi sono gli effetti avversi sia a breve (instabilità dell’umore, dall’euforia alla tristezza, riduzione dell’attenzione, rallentamento dei tempi di reazione, perdita della coordinazione motoria, tendenza al discontrollo ed aggressività, coma etilico per intossicazione acuta) che a lungo termine (dipendenza, astinenza, decadimento fisico e cognitivo).
Numerosi giovani usano la cannabis, anche per via inalatoria, sottovalutando i rischi connessi all’uso improprio. Negli individui predisposti si può incorrere nello sviluppo di ansia (specialmente attacchi di panico) e psicosi, e nel lungo termine può comparire una sindrome amotivazionale, che mima un quadro depressivo. Inoltre essendo un depressore del sistema nervoso, la cannabis modula l’umore e l’emotività, e l’uso continuativo compromette la memoria e la capacità di concentrazione.
La larga diffusione e la facile reperibilità della cocaina hanno favorito la crescita vertiginosa del numero di consumatori e delle problematiche connesse. Convulsioni, cattivo umore, attacchi di panico, allucinazioni, quadri di eccitamento psicomotorio e depressivi, psicosi paranoidee rappresentano le possibili espressioni delle conseguenze all’uso/abuso di cocaina. E’ una sostanza psicostimolante usata da giovani e adulti, appartenenti ad ogni strato sociale. L’abuso continuo genera inoltre complicanze fisiche, perlopiù cardiocircolatorie.
Infine, tra gli oppiacei l’eroina, in passato utilizzata per via endovenosa, oggi più spesso inalata o fumata e assunta in combinazione con altre droghe. Arrivando al cervello l’eroina si lega a recettori diffusamente localizzati in diverse aree, prevalentemente in quelle deputate alla percezione del dolore e della gratificazione e dove vengono controllati i meccanismi fondamentali per la vita come la pressione e la respirazione. Nelle prime fasi, il consumatore sperimenta sensazioni piacevoli come euforia, calma, benessere (“non mi ero mai sentito così bene”); generalmente l’uso della sostanza è saltuario ed il soggetto è convinto di poterla interrompere in ogni momento. Continuando il consumo regolare, via via gli effetti “positivi” tendono a scomparire per lasciare posto ai sintomi “negativi” dell’astinenza; il soggetto è diventato assuefatto e per avvertire gli effetti piacevoli provati in precedenza ha bisogno di aumentare progressivamente la dose, arrivando ad un momento nel quale l’euforia non sarà più raggiungibile e l’individuo oscillerà fra una sempre più scarsa normalità ed un grave malessere legato all’astinenza. E’ normalmente dopo un periodo più o meno lungo di dipendenza che il consumatore inizia i primi tentativi di disintossicazione (“ho cercato di smettere perche non ce la facevo più”).
A dispetto di quanto spesso pensato dall’opinione pubblica e da quanto raccontato dei mezzi di comunicazione, la tossicodipendenza da eroina ha ben poco a che fare con la volontà, la moda o la voglia di trasgressione, trattandosi di una vera e propria malattia, spesso cronica e con un decorso recidivante (“ero guarito ma dopo qualche mese sono ricaduto”).
Negli ultimi anni si è osservata una diffusione di nuove droghe, quali MDMA e ketamina. Quest’ultimo è un anestetico che ha proprietà psico-depressorie ed è usato da giovani nelle feste o nei rave-party per il suo potere psichedelico. Dà sensazioni di allentamento del tempo, dissociazione corpo-mente e stordimento mentale, al contrario dell’MDMA che è uno psico-stimolante, ovvero dà euforia, aumenta le energie, l’ottimismo e accelera il pensiero. Quest’ultimo è assunto prevalentemente in club o discoteche, per via orale e mischiato a bevande alcoliche. Un sovradosaggio può essere letale, generalmente per problematiche legate al cuore o alla disidratazione. Nonostante ciò i giovani che la consumano aumentano, mentre diminuisce l’età del primo utilizzo.